Mettere a fuoco l’applicazione di strumenti nuovi, studiando esperienze consolidate. Potrebbe essere questa la sintesi del viaggio studio che un gruppo di cooperative sociali trentine aderenti a Consolida hanno fatto, insieme ai rappresentanti del consorzio, a febbraio in Friuli.
Il tema da studiare? Le cooperative plurime, dette anche miste che sono state introdotte in Trentino con una circolare della Vigilanza Cooperazione della Regione alla fine del 2016, mentre nel resto d’Italia hanno una loro legittimazione fin dal 1996, conseguente alla loro ampia diffusione soprattutto nei territori in cui la normativa regionale non contemplava una netta separazione tra le attività di tipo A e quelle di tipo B previste nella legge 381/91.
E il Friuli è uno dei territori che storicamente ha sperimentato questa forma di cooperativa sociale, in particolare nell’ambito del sostegno alla salute mentale.
Nella due giorni in Friuli, organizzata da Consolida nell’ambito del progetto RE-SET con la collaborazione di Luca Fontana, vice-presidente del consorzio Il Mosaico (province di Udine e Gorizia) e coordinatore del tavolo nazionale “salute mentale”, il gruppo di cooperatori trentini ha potuto conoscere dal vivo un’interpretazione delle “plurime” rimasta fedele al dettato normativo originario della Regione Friuli Venezia Giulia, risalente alla fine degli anni novanta. Il Presidente del consorzio Il Mosaico, Mauro Perissini, memoria storica dell’iter di introduzione della norma regionale sulle sociali ad oggetto plurimo, ha ricordato, infatti, come la genesi sia legata alla ricerca di un modo più funzionale e sostenibile per integrare il progetto sanitario e sociale dell’utente con una prospettiva anche di tipo lavorativo, valorizzando peraltro le significative risorse pubbliche che ai tempi venivano messe a disposizione dal sistema sanitario locale. Con l’opzione “plurime” si poteva costruire un progetto effettivamente di continuità a favore della persona in carico al “sanitario”, creando contesti produttivi ibridi (benchè con conti economici strettamente separati in bilancio tra la parte A e la parte B) in cui coinvolgere sia persone molto fragili attraverso tirocini o borse lavoro sia persone con maggiori abilità, sempre provenienti dai servizi della A, assunte con un vero e proprio contratto di lavoro e socie della cooperativa. Questo modello ha consentito alle “plurime” de Il Mosaico di attivare in quegli anni oltre 80 inserimenti lavorativi. I numeri oggi sono più altalenanti e in calo, ma il tratto distintivo della norma che parla di “collegamento funzionale” tra A e B è ancora oggi, qui, inteso in modo piuttosto stringente. Non lo è in altre realtà dello stesso Friuli, dove, soprattutto negli ultimi anni, sono state create “plurime” che tengono insieme servizi molto diversi tra di loro rispetto ai quali diventa difficile rintracciare un significativo “collegamento funzionale” rispetto ai percorsi dell’utenza. Sono operazioni che, nel caso di cooperative sociali di grandi dimensioni, favoriscono indubbiamente un’ottimizzazione di alcuni costi e la possibilità di stare sul mercato in modo più flessibile, facendo riferimento a più settori.
I Cooperatori trentini hanno visitato la cooperativa sociale di servizi alla persona e di integrazione lavorativa Il Piccole Principe sia il sito produttivo per i servizi alle imprese (attività B in prevalenza di conto-terzismo), sia quello di agricoltura sociale in cui sono presenti utenti e lavoratori in inserimento lavorativo, infine La Cisile che tra le varie attività nell’ambito della riabilitazione di pazienti con problemi psichiatrici, ha creato una fattoria didattica con attività orticola e di allevamento.
“Nel confronto con i friuliani – racconta Giusi Valenti, responsabile dell’Area Lavoro di Consolida – sono emersi punti di attenzione diversi, anche preoccupazioni, per esempio in merito ai rischi connessi ad una non corretta gestione fiscale tra parte A e parte B, ai criteri di controllo oggi attuati sugli statuti, all’utilizzo degli utili connessi alla parte A. Tuttavia la ricerca di senso, anche nell’approccio alle “plurime”, sembra comunque rimanere un punto fisso per la dirigenza del consorzio Il Mosaico che vuole guardare alle “plurime” non come opportunità per ampliare il mercato della cooperativa sociale, ma come strumento per rispondere meglio (con più continuità e integrazione dei servizi) ai bisogni dell’utenza che vive nella comunità di riferimento. E anche la territorialità è una scelta culturale a cui finora rimangono ancorati, enfatizzando però una stretta collaborazioni con realtà contigue o rispetto ad opportunità non alla loro portata.”
La riflessione sull’utilizzo di questo nuovo strumento prosegue. Con i colleghi friulani è stato ipotizzato un prossimo appuntamento di tipo seminariale a Trento, in primavera, così da portare in evidenza, più di quanto sia stato fatto finora a livello locale, la questione e i suoi diversi profili.
Nella foto Mariano Failoni e Grazia Scaglia di Incontra, Mauro Svaldi di Cs4, Alessia Creazzi di Gruppo 78, Silvana Comperini di Garda2015, Silvano Deavi di Alpi, Silvano Pellegrini di Progetto 92, Giacomo Libardi e Giusi Valenti per Consolida.