Continua il lavoro di condivisione tra le cooperative che si occupano di disabilità sul tema dell’abitare finalizzato a costruire un know how comune e innovativo traendo elementi di apprendimento dai progetti in atto. Ad alimentare la conoscenza anche visita a Pordenone alla Fondazione Down. “Il ragazzo non arriva all’autonomia se la famiglia non lo permette” ha esordito così Silvia Segatta, fondatrice assieme al marito Sandro Morassut della Fondazione. Un discorso, quello di Segatta, incentrato sull’importanza e sul ruolo della famiglia nel rendere possibile il percorso di vita autonoma al proprio figlio. “E’ fondamentale coinvolgere i genitori, instaurare con loro un rapporto di vera fiducia perché su questo valore si basa il successo dell’esperienza. Il salto che deve compiere la famiglia è quello del rischio della vita autonoma, a cui i nostri figli hanno diritto, e in questo noi la accompagniamo anche psicologicamente. Siamo partiti nel 2001 quando ancora non si parlava né della Convenzione Onu sui Diritti delle persone con disabilità né della legge del “Dopo di noi” prendendo in affitto un appartamento e avviando il primo progetto con otto ragazzi con disabilità. Oggi la Fondazione ne gestisce 5 e sono abitati da una ventina di persone.” Un’autonomia che è sorretta, oltre che dalla famiglia, anche dalla comunità e dal mondo dell’associazionismo grazie al fatto che gli appartamenti hanno sede in centro città. Tutto ciò è reso inoltre possibile da uno dei requisiti fondamentali per poter vivere in uno degli appartamenti della Fondazione: i ragazzi attraverso il lavoro hanno un’autonomia economica. Nelle prossime settimane le cooperative andranno a conoscere altre buone prassi in un consorzio milanese. Conoscenze e know how che verranno impiegati anche nei nuovi progetti di etika finanziati dal secondo bando del Fondo Solidale.