L’incontro cui ha preso parte il gruppo dirigente di quasi tutte le cooperative di tipo B associate al consorzio, è stato occasione per valutare i risultati ottenuti e per leggere le direzioni da percorrere.
Come ha ricordato il vicepresidente Giacomo Libardi, si è sostanzialmente prossimi alla chiusura di un intero ciclo strategico e progettuale – quello dell’ultimo triennio sotto la sua responsabilità – e al rinnovo nella prossima primavera del Consiglio di Amministrazione di Consolida.
Nell’ultimo triennio si è registrato da un lato la creazione di contesti e attività da parte delle cooperative di tipo A in cui proporre nuove occasioni “lavorative”, dall’altro, sul fronte delle B, si constata come alcune organizzazioni stiano cercando di far convivere una forte spinta verticale al mercato e alla competizione, con una nuova tendenza a sviluppare, soprattutto in territori periferici, progetti e iniziative più orizzontali di tipo laboratoriale e con un’impronta educativa-formativa.
“Assecondare questa tendenza all’ibridazione tra i classici interventi delle A e quelli di inserimento lavorativo vero e proprio delle B, sarà la chiave – secondo Giacomo Libardi – per affrontare il nuovo ciclo. Ciò consentirà di recuperare uno spazio per l’innovazione sociale e la sperimentazione di nuove forme di inserimento lavorativo, preservando, tra l’altro, la distintività delle B rispetto al sistema ordinario delle imprese. Siamo oltretutto in una fase storica in cui le persone cd “normali” che possono accedere al mercato del lavoro sono, da un lato sempre meno, dall’altro “più esigenti”, mentre le persone con svantaggio occupazionale presentano problematiche molto complesse”.
Giusi Valenti, responsabile dell’Area Lavoro, ha evidenziato soprattutto l’aumento della complessità dei bisogni sia nella fascia più matura dei disoccupati, registrato nel Progettone Sociale Individualizzato che ha coinvolto nella stagione 2022 quasi 120 persone, sia rispetto a fasce specifiche di beneficiari come evidenziato nella collaborazione con Ulepe, l’Ufficio Esecuzione Penale di Trento, per i percorsi di formazione professionale FSE. Bisogni più complessi emergono anche con i giovani disoccupati, prevalentemente segnalati dai servizi sociali nell’ambito di differenti progettualità: COPE (progetto europeo lanciato in primavera insieme ad APSS e FTC su tutto il territorio provinciale), GJOB (co-finanziato da Caritro a Trento nella filiera della formazione-lavoro in agricoltura) oppure attraverso il progetto inaugurato quest’estate con il BIM BRENTA in Valsugana. Molti dei giovani incontrati, infatti, non sono stati in grado di affrontare neppure un’esperienza di tirocinio di orientamento e formazione, dimostrando la necessità di interventi propedeutici e più strutturati di accompagnamento al lavoro.
L’osservazione di queste spinte all’ibridazione ha portato il Consorzio negli ultimi anni a modificare anche l’operatività dell’Area Lavoro che ha ridotto la sua funzione come agente di sviluppo sul mercato, terreno di crescente competizione tra le socie, ed ha intercettato invece il fenomeno dei “quasi lavori” o “lavori senza contratto”.
Si è così aperta una fase di ricerca-intervento con il supporto scientifico di ADAPT, Euricse e Cgm, e l’interazione con le Politiche Sociali della PAT per mettere più consapevolmente a fuoco sia il funzionamento dei contesti laboratoriali, gli interventi “sociali” di accompagnamento al lavoro e la revisione degli strumenti di coinvolgimento dell’utenza (per esempio il passaggio dalle borse lavoro ai tirocini di inclusione) sia il potenziamento di forme più stabili di collaborazione e di mobilità dei lavoratori tra imprese, sociali e non (per es attraverso distacchi e contratti di rete).
Giacomo Libardi ha poi evidenziato come per generare nuove opportunità di sperimentazione in ambito di inclusione ed inserimento lavorativo sia sempre più importante, sia per le A tanto più per le B, non vincolarsi ad un rapporto con il pubblico esclusivamente basato su “appalti e contratti”; ciò rischierebbe di assimilare le cooperative sociali a qualsiasi altra impresa fornitrice di servizi.
In questa logica l’Area Lavoro ha collocato il ragionamento sui DES quale strumento utile a favorire forme di partnership con la Pubblica Amministrazione, puntando sullo scambio non tanto di risorse economiche quanto di altre risorse, anche marginali, come spazi o beni inutilizzati per esempio, funzionali tuttavia ad attivare nuove opportunità di inclusione per l’utenza creando un circolo virtuoso. Le esperienze più avanzate fanno riferimento ai DES promossi da Consolida nell’ambito del riuso e dell’agricoltura sociale, reti tematiche che possono intercettare maggiormente le Amministrazioni provinciali. I DES territoriali invece, quello in Fiemme e Fassa e il nascente in Primiero, esprimono una dinamica che deve essere maggiormente governata in loco e direttamente dalle cooperative sociali capofila.
E proprio sui modelli di concertazione e partnership territoriale si concentrerà l’attenzione del prossimo intervento di approfondimento che Consolida propone alle socie con il cofinanziamento della LR15/88 “In-DES. Ecosistemi cooperativi per lo sviluppo inclusivo e sostenibile dei Distretti di Economia Solidale”.
Nell’incontro del 10 si è anche analizzata la LP N.12 pubblicata proprio in questo mese e con la quale si è completato il processo di riforma del Progettone, inserito ora, a tutti gli effetti, nel documento degli interventi provinciali di politica attiva del lavoro. Il sistema organizzativo disciplinato da questa nuova Legge si innesta trasversalmente sui servizi di interesse generale che si caratterizzano per la loro natura composita. Ricomprendono infatti sia il servizio di inserimento lavorativo nel mercato del lavoro di soggetti appartenenti a particolari fasce deboli sia il contestuale svolgimento di interventi e servizi di pubblica utilità.