Nelle cooperative A e B ma anche in altri contesti come il Centro risorse dell’Agenzia del Lavoro e Cinformi, sono molti gli operatori impegnati nell’orientare le persone nella ricerca di un lavoro o nell’accompagnarle in un vero e proprio percorso di inserimento lavorativo, sostenendone l’attivazione. Un compito non semplice, in cui la motivazione si scontra quotidianamente con le fatiche determinate dai contesti, complessi ad esempio come il carcere, dalle caratteristiche delle persone che si incontrano (come i flussi di giovani stranieri che dovrebbero essere seguiti individualmente) o dai tempi spesso rapidi e scanditi dagli adempimenti burocratici degli incontri con i tanti disoccupati che si rivolgono ai Centri per l’Impiego. C’è il rischio che le persone in cerca di supporto diventino “numeri” o che l’affidarsi agli operatori, in un territorio con opportunità e servizi sopra la media nazionale, si trasformi in una “dipendenza”? Per riflettere su questo interrogativo e su come mantenere alta la spinta verso il cambiamento e il senso di responsabilità anche individuale nelle politiche attive del lavoro, l’Area Lavoro di Consolida ha proposto ad ottobre insieme a SLO di Milano (www.slosrl.it) un laboratorio formativo per scambiare e valorizzare le esperienze positive all’interno delle organizzazioni, e, a partire da queste, individuare le condizioni possibili per un’attivazione generativa dell’utenza. La conduzione è stata affidata a Francesca Oliva consulente in progetti italiani ed internazionali di sviluppo organizzativo, coinvolgimento e partecipazione, sviluppo del dialogo e della comunicazione. Ai numerosi partecipanti impegnati in contesti e con target tra loro diversi, Oliva ha proposto di lavorare con l’Appreciative Inquire, un metodo partecipativo che si concentra sulle cose che funzionano, con uno sguardo al cambiamento che valorizza ciò che nelle persone, nei gruppi e nelle organizzazioni ha successo e produce risultati desiderati. Un metodo che mira quindi a focalizzare l’attenzione dalla diagnosi al disegno, dalla critica al sogno, dalla negazione alla scoperta, dal problem solving all’apprezzamento di ciò che è positivo. “L’incontro – afferma Giusi Valenti, responsabile Progettazione e Sviluppo di Consolida – ha risposto al comune desiderio degli operatori dei servizi al lavoro di confrontare le proprie esperienze, costruire identità ed appartenenza a partire dalle pratiche, anche al di fuori del proprio specifico ambito di azione. Tanto che il tema “attivarsi, attivare” non è stato così centrale nel gruppo. Anzi in alcuni operatori, forti anche di una lunga esperienza e della capacità di mettersi in gioco, è prevalso uno sguardo più ampio rispetto al lavoro “per l’inclusione”. “La legna è buona”, ha sottolineato un partecipante, “ci vuole più supporto per alimentare il fuoco”. E c’è chi ha espresso il desiderio di andare più a fondo e passare “dai sogni a progetti concreti”. Ma come si potrebbe migliorare il sistema? Dai partecipanti sono emerse diverse piste di lavoro: incrementare dialogo e collaborazione tra Agenzia del Lavoro – cooperative-aziende, per esempio a partire dalle convenzioni ex art. 14 o con progetti focalizzati sulla responsabilità sociale d’impresa; oppure mettere a punto dispositivi per riconoscere e valorizzare il lavoro trasversale e di rete tra realtà diverse; o ancora innovare prassi e strumenti per l’inclusione. Tutte piste di lavoro praticabili che racchiudono in sé, desideri, disponibilità, nuovi quesiti e, necessariamente il bisogno di supporti organizzativi.