In una fase storica in cui crescono le asimmetrie informative da un lato generatrici di incertezza e paura immobilizzanti, dall’altro stimolo per pensare a nuove modalità di programmare e gestire il welfare, il risultato delle elezioni politiche del 4 marzo è un ulteriore segno di grande cambiamento che ci deve interrogare.
In questo contesto si inserisce la riforma del Terzo Settore che con i suoi principi può ispirare nuovi modelli e inedite logiche programmatorie e gestionali necessarie per rispondere alle sfide complesse che abbiamo davanti e che richiedono il coinvolgimento di tutte le componenti della società civile in un’ottica di sussidiarietà circolare e dove possano convergere pensieri, azioni e risorse della Pubblica Amministrazione, dell’impresa, profit e non profit, del mondo associazionistico, dei cittadini.
Ancor nel 2000 la L. 328 prevedeva la coprogettazione dei servizi sociali; strumento ora sancito dall’art. 55 del Codice del Terzo Settore e nella finanziaria 2018 della Provincia autonoma di Trento.
La nostra agenda, quali cooperative – imprese sociali, dovrebbe farne tesoro per favorire la promozione di nuove capacità professionali ed imprenditoriali, di nuove competenze per creare risposte al contrasto delle povertà, economiche, educative e culturali, per garantire il diritto al buon abitare e al benessere attraverso modelli di sviluppo economico inclusivo e sostenibile, che significa rispetto della dignità del lavoro delle persone, dell’ambiente; assunzione di responsabilità etico sociale nella gestione imprenditoriale e nella vita di cittadino.
La coprogettazione è un principio che ci aiuta quindi in tutto questo, se siamo, e sempre più riusciremo a diventare, da “erogatori” di un servizio a co-costruttori con gli enti locali di un’idea di comunità che favorisca la coesione sociale e la corresponsabilità.
Il principio sancisce infatti il confronto tra le diverse parti sociali e i diversi attori del territorio uscendo da una logica “appaltizia” mercantile, di efficientamento e di mero controllo della spesa pubblica. Ne consegue quindi una corresponsabilità tra pubblico e privato di spendere i soldi pubblici, anche a fronte di risorse in calo, nell’interesse generale dei cittadini e delle comunità. Ed è dentro questa logica – e non per ovviare ai principi di trasparenza, di libera concorrenza, di competitività, bensì per dare vigore ad una buona amministrazione del territorio – che dobbiamo mettere in gioco talenti ed interessi di ognuno nel rispondere ai bisogni mutati e mutanti delle persone.
Ad una recente inaugurazione di un servizio di una nostra associata un amministratore pubblico ha sottolineato la positività della collaborazione – interazione tra pubblico e privato, evidenziando che il successo è determinato dall’intraprendenza e assunzione dei rischi del privato e dal coraggio della politica di scelte concrete di nuove forme di collaborazione.
Credo appunto, come recita l’art. 55 del CdTS, che proprio in attuazione dei principi di sussidiarietà, cooperazione, efficacia, efficienza, copertura finanziaria ed economica, responsabilità e autonomia organizzativa, le amministrazioni pubbliche locali debbano assicurare, nelle proprie funzioni di progettazione, programmazione e organizzazione a livello territoriale degli interventi in ambito socio-sanitario-assistenziale, il coinvolgimento del Terzo Settore anche mediante forme di accreditamento che garantiscano il rispetto della trasparenza, della imparzialità e della partecipazione.
Viviamo in mercati ed economie mature dove le diseguaglianze sono sempre più evidenti e la creazione e la redistribuzione di valore concentrata tra pochi genera nuove povertà. Siamo in un contesto storico dove anche la logica della rappresentanza è venuta meno, dove manca un legame tra i luoghi della vita delle comunità e i luoghi delle decisioni. Ed è anche in questa assenza di leadership che dobbiamo farci promotori di nuove forme di rappresentanza collettiva per assicurare pratiche e politiche pubbliche in grado di ridisegnare il governo del territorio, delle comunità che abitiamo. La logica partecipativa, della co-decisione che rende tutti corresponsabili, va in questa direzione e si fa garante di un solido e durevole collegamento tra le persone nei loro luoghi di vita e gli amministratori pubblici.
Queste riflessioni, giovedì 5 aprile dalle ore 9.00 alle 12.00, saranno il punto di partenza per un confronto con le associate capace di raccogliere stimoli e istanze che nascono anche dalla specificità territoriali e settoriali al fine di costruire proposte politiche concrete alle istituzioni e alle comunità.