CORSO TUTOR: TRA STORIA E FUTURO

Chissà cosa si aspettavano i partecipanti al corso di formazione organizzato da Consolida, quando hanno visto che il secondo incontro era dedicato alla storia della cooperazione sociale. Probabilmente una lezione se non noiosa, certamente didascalica, e fors’anche lontana dal loro impegno quotidiano accanto alle persone svantaggiate.

Così non è stato. Il professor Carlo Borzaga, professore ordinario di Politica economica, presso il Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale dell’Università di Trento ha raccontato loro l’evoluzione di questa forma di impresa, non lesinando su aneddoti, anche personali tratti dal suo lungo lavoro di studio e di ricerca e di partecipazione diretta alla costruzione di norme e strumenti. I racconto ha reso evidente, non solo la ratio delle leggi, ma pure il contesto sociale e culturale in cui le cooperative sociali si sono sviluppate.

La conoscenza dei “fatti” ha permesso di sfatare luoghi comuni, talvolta veri pregiudizi e scoprire ad esempio che le cooperative sociali di tipo a non sono nate da un’esternalizzazione dei servizi pubblici, ma dal fatto che queste forme organizzate di cittadini hanno colmato un vuoto di interventi. Ancora, che la cooperazione sociale di tipo B è una vera innovazione nelle forme d’impresa perché coniuga una finalità pubblica –l’inserimento lavorativo di persone svantaggiate – con la realizzazione di attività produttive “normali” e non necessariamente legate ad erogazioni pubbliche.

Alle soglie di questa evoluzione il Trentino si presentava sostanzialmente al pari di altri territori italiani, mentre nel corso del tempo ha saputo distinguersi, per il convergere di sensibilità sociali e politiche, come laboratorio di innovazione, anche attraverso il varo di norme diventate modello a livello nazionale (come la lp35 del 1983 o la legge sulla coop sociale del 1988), frutto di un dialogo tra istituzioni e comunità civile organizzata.

Laboratorio da cui è nata anche una vera e propria tecnologia dell’inserimento lavorativo – composta da piano individuale e professionalità specifiche come i tutor e responsabili sociali – diventata modello poi a livello europeo.

Questa consapevolezza dovrebbe orientare lo sguardo sul futuro: se da un lato il parlamento nazionale ha varato nuove norme che impattano sulla cooperazione sociale, a partire dalla legge sull’impresa sociale alla riforma del Terzo settore, dall’altro sono diminuite l’attenzione e la sensibilità europea rispetto a queste forme di impresa. E ciò nonostante enti ricerca anche internazionali, come Euricse, ne abbiano dimostrato l’impatto sociale ed economico. E il Trentino? Da tempo aspetta una riforma delle norme locali sulla cooperazione. Riforma quest’ultima che potrebbe permettere alla provincia di tornare ad essere un modello italiano ed europeo. Per farlo è necessario ripartire da un dialogo (tra istituzioni, terzo settore e comunità), che magari renda concreto quell’art 55 (conosciuto come l’articolo sulla “co-progettazione pubblico-privato”) della riforma del Terzo settore.

Il pomeriggio

La giornata dei tutor è proseguita con il pranzo alla cooperativa sociale Il Gabbiano cui è seguita un’immersione in questa realtà. Il presidente Samuel Forti ha raccontato le fatiche di coniugare finalità sociale e sostenibilità dell’impresa che sono però anche la motivazione che sta al fondo della scelta di lavorare in questo tipo di impresa. Sandro Nardelli ha invece parlato del ruolo del tutor che lui ha rivestito prima di diventare uno tra i primi responsabile sociale in Trentino. Da qui le domande dei partecipanti su come si comunica e si gestiscono le relazioni sia con le persone svantaggiate sia con i colleghi. Temi che saranno affrontati nei prossimi incontri del corso.