COVID 19: LA “LEZIONE” SULL’INFANZIA

100 operatori dell’infanzia – insegnanti, educatori, assistenti sociali e sanitari – e genitori hanno partecipato ieri al webinar dedicato agli effetti del Coronavirus sui bambini e i ragazzi, organizzato da Fondazione Franco Demarchi, Con.Solida e CNCA –Trentino Alto Adige. Ospiti Giorgio Tamburlini, presidente Centro per la Salute del Bambino di Trieste e la professoressa Paola Venuti, direttrice del Dipartimento di Psicologia e Scienze Cognitive dell’Università di Trento, moderati da Francesca Gennai, vicepresidente di Consolida.

Secondo gli esperti il Coronavirus ha esacerbato le differenze tra bambini e ragazzi con il rischio concreto di un rilevante aumento delle diseguaglianze che peserà sul loro futuro e sul quello della comunità.  È ormai noto che bambini e ragazzi sono stati poco o nulla colpiti dal punto di vista sanitario dal Covid-19. La valutazione delle conseguenze della pandemia sul loro percorso di crescita è invece molto diversa quando si prendono in esame gli effetti indiretti determinati dal lockdown. Secondo il pediatra Giorgio Tamburlini, ospite ieri del webinar sull’infanzia organizzato da Fondazione Demarchi, Consolida e CNCA, “il Coronavirus ci ha insegnato quanto sono diversi i bambini, non tanto per caratteristiche biologiche e fisiologiche, ma per i retroterra famigliari. La chiusura delle scuole e dei servizi educativi ha esacerbato le diseguaglianze in modo drammatico”. L’esclusione ha colpito soprattutto i bambini e i ragazzi più fragili, come quelli con bisogni educativi specifici o con disabilità che nella maggioranza dei casi sono stati esclusi completamente dalla Didattica a distanza. “Anche in questo ambito però, ha sottolineato la professoressa Paola Venuti, le risorse dei genitori hanno fatto la differenza e l’esclusione ha colpito in modo netto le famiglie più fragili perché il sistema educativo non ha saputo farsi carico delle differenze.” Anche la riapertura in corso dei servizi educativi – asili nidi, centri estivi, interventi di sostegno ai bambini e ragazzi fragili – pur positiva è comunque limitata. I criteri di accesso, ad esempio la condizioni di lavoratori dei genitori, i vincoli spaziali per la tutela della salute e l’aumento dei costi hanno determinato un sostanziale calo della frequenza dei bambini e dei ragazzi ai servizi educativi, pari a circa il 50% nei nidi d’infanzia e del 70% nei centri estivi.

Ecco allora che per gli esperti l’intero sistema educativo va ripensato in modo da estendere a tutti l’accesso, anche nei servizi alla primissima infanzia per la fascia 0 – 3 anni. Non solo, il sistema va costruito in modo realmente inclusivo con interventi individualizzati che tengano conto delle fragilità certificate come la disabilità, ma anche di quelle temporanee e legate a condizioni famigliari, come separazioni o difficoltà economiche. Individualizzazione – ha sottolineato Venuti – non significa interventi ad hoc separati, che rischiano di “ghettizzare”, al contrario i servizi educativi devono permettere a ciascuno bambino e ragazzo di partecipare con gli altri, di fare insieme esperienze con i coetanei secondo le possibilità di ciascuno.

Il Coronavirus ha avuto anche effetti postivi che vanno però trasformati in condizioni stabili di un nuovo sistema educativo. Tra questi secondo Venuti c’è una rinnovata alleanza tra scuola e servizi educativi con le famiglie, e un ripensamento di spazi e tempi di vita in famiglia. I genitori vanno comunque sostenuti perché a differenza del passato non hanno estese reti famigliari su cui far conto sia per i bisogni di cura sia per le scelte educative. Gli esperti sono concordi nel dire che è necessario aprire nidi e scuole alle famiglie, creare servizi educativi in cui i genitori, accompagnati da professionisti dell’educazione, possano vivere esperienze con i loro figli e con altri famiglie”. Per farlo secondo Tamburlini serve una nuova alleanza tra pubblico e privato sociale declinata a livello territoriale, e il coinvolgimento delle aziende con un ripensamento in termini educativi del welfare aziendale.