La pallacanestro rappresenta una metafora della vita, così come il passaggio della palla ad un compagno non è altro che un primo, timido tentativo di dialogo con un altro. La comunicazione, verbale e non verbale, fatta di parole, di sguardi o di passaggi obbliga i protagonisti a conoscere i tempi e i bisogni delle altre persone: per passare la palla a un compagno il giocatore deve vederlo, deve capire che anche l’altro lo guarda, deve capire se è in grado di ricevere un passaggio forte o lento, alto o basso, battuto o diretto. In sostanza, deve conoscere l’altro, il che è difficile nel gioco come nella vita.
Per giocare con gli altri è ovviamente necessario rinunciare al possesso costante della palla, guardare fuori da sé, capire i propri compagni nelle loro esigenze. Il gioco di squadra spinge i ragazzi a comunicare, a collaborare, sfruttando la mediazione della palla, l’oggetto di scambio che permette a tutti di relazionarsi con l’altro, di dare e ricevere, nell’ottica di un cammino condiviso verso il canestro.
Marco Calamai non è un allenatore qualsiasi: 365 partite in panchina in serie A parlano per lui, tra Ferrara, Pavia, Reyer Venezia, Firenze, Fortitudo Bologna, Libertas Livorno.
Il Metodo Calamai da lui inventato è basato su due concetti base – una grande competenza nel basket e la capacità e voglia di mettersi in gioco – e tre regole.
1) Il passaggio palla come dialogo
2) ognuno di noi ha più qualità che limiti, basta vedere le prime piuttosto che i secondi;
3) quando giochi, ti devi divertire.
Cooperativa CS4 dialogherà con Marco Calamai venerdì 24 febbraio alle 17.00 presso il Centro Sportivo di Madrano, l’incontro è aperto a chiunque voglia partecipare.