Giovedì 16 marzo, nell’Aula Magna del Vigilianum è stato presentato il libro “Cantami qualcosa pari alla vita” di don Marcello Farina, promosso dal settimanale Vita Trentina e dalla Fondazione Demarchi. A dialogare con Don Marcello Farina, Silvia De Vogli, responsabile dell’Area cura ed educazione di Consolida, e Diego Andreatta, direttore di Vita Trentina, curatori rispettivamente della pre e postfazione del libro.
Spiritualità, noia, semplicità, ascolto, sono alcune delle 21 parole raccolte in questa sorta di abbecedario delle parole perdute da riscoprire. Le parole portano con sé la lettura di un mondo- ha affermato Don Farina – e la ricerca e la scelta di questi termini “usati e abusati” serve per dare loro pienezza. Silvia De Vogli ha sottolineato, infatti, come quello di Don Farina non sia “uno scavo archeologico, certo prezioso, ma lontano dalla quotidianità: le parole che ha scelto sono comuni, parole di ogni giorno, della vita di tutti, di cui svela un significato profondo, direi esistenziale, autentico, senza essere normativo. Lo ha fatto ricorrendo alla letteratura, alla poesia, alla teologia e alla filosofia, che ha reso accessibili. Ha tolto la polvere della banalità, grattava via le incrostazioni della superficialità, lucidava i segni dell’usura.” Un’ opera di svelamento che parte dall’ascolto: è proprio nel gesto dell’ascoltare che “l’altro è capace di movimentare il suo stato d’animo” e don Farina ha saputo farlo con estrema delicatezza, andando oltre e rispondendo ai tanti interrogativi della sua interlocutrice, De Vogli, che scrive nella prefazione “l’invito dell’autore all’ascolto, a fare spazio- e lui per primo fa spazio- all’altro da sé”.