Disciplina e pratica del contratto di rete

Il contratto di rete, può essere effettivamente utile alla cooperazione sociale in tema di inserimento lavorativo per migliorare, o semplicemente mantenere, in un contesto più complesso, competitività e innovazione? E con quali attori utilizzarlo, altre cooperative sociali o piuttosto con imprese diverse? Con quali obiettivi di collaborazione strategica?

Queste domande sono state al centro del secondo seminario del progetto RE-SET dell’Area Lavoro di Consolida. Paola Iamiceli, professoressa di diritto privato della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Trento, ha accompagnato il gruppo di coordinatori e responsabili delle cooperative in un percorso di esplorazione dello strumento, tenendo insieme teoria e pratica (casi studio ed esperienze dirette di alcune cooperative come imprese retiste).

La disciplina del contratto di rete, strumento introdotto dal legislatore nazionale nel 2009, è stata oggetto negli anni di diverse revisioni; la più significativa delle quali – in relazione ai temi di interesse delle cooperative sociali riferibili alla mobilità e valorizzazione dei lavoratori – è collegata alle previsioni della legge Biagi in materia di distacchi (art.30).

 

I dati Infocamere, aggiornati a novembre 2019, parlano di 5.804 contratti di rete che coinvolgono circa 35.000 imprese (585 in Trentino Alto Adige). Finora lo strumento è stato, quindi, usato con prudenza (pure in Trentino), ad eccezione di alcuni territori, come per esempio il Lazio, in cui le politiche locali hanno incentivato la sua applicazione per risolvere problematiche specifiche legate alla frammentazione di micro operatori economici.

 

Riccardo Bodini, coordinatore generale di Euricse, l’istituto di ricerca con cui Consolida ha condiviso di avviare questo percorso tematico, ha raccolto gli elementi di interesse per le cooperative emersi nella mattinata che saranno approfonditi all’interno di un progetto di ricerca-azione dal gruppo di lavoro di cui faranno parte anche la professoressa Iamiceli e il professor Matteo Borzaga, per le implicazioni di natura giuslavoristica.