La sostenibilità è stata una delle parole chiave messe al centro della 13° edizione del Festival EDUCA, dedicata alla costruzione di un lessico condiviso per il futuro. A parlarne nella giornata a Rovereto sono state: Sara Segantin, scrittrice naturalista e alpinista che collabora con il programma Geo su Rai3 ed Elisa Nicoli, regista di documentari e scrittrice di tematiche ambientali e oggi diventata una green influencer, in veste di @eco.narratrice.
Il dialogo è stato moderato da Stefano Musaico, referente del Centro per l’Economia Solidale e attivista di Extinction Rebellion a Trento.
Quando si parla di sostenibilità, termine ormai abusato, si generano spesso contrapposizioni: tra ansiosi e indifferenti, tra impegnati e distratti, tra scelte individuali e azioni collettive, forse anche tra giovani e adulti.
Da qui l’importanza di affiancare alla sostenibilità anche la parola equilibrio. Equilibrio tra responsabilità e libertà individuali, tra comportamenti dei singoli, politiche pubbliche e strategie aziendali.
Non bisogna poi dimenticare che la sostenibilità non è solo quella ambientale, che non può essere perseguita in maniera scollegata dalla sostenibilità sociale ed economica.
È fondamentale quindi trovare un equilibrio duraturo tra questi 3 aspetti per soddisfare i bisogni del presente senza compromettere le capacità delle future generazioni di soddisfare i propri.
Con queste basi è iniziato uno stimolante dialogo che ha provato a rispondere a numerose domande del moderatore, ma anche del pubblico, su un tema che richiede molto tempo per essere approfondito.
Proprio il tempo, bene sempre più prezioso e non rinnovabile, è stato al centro del primo intervento delle due ospiti sottolineando l’importanza di un ridisegno percettivo del tempo tramite cui è possibile agire e generare valore. Viviamo infatti all’interno di una società basata sulla costante crescita economica, che influisce sui comportamenti e chiede con forza di aumentare continuamente i ritmi di vita. L’idea di sprecare del prezioso tempo libero spaventa e per questo si riempiono le nostre agende di centinaia di appuntamenti settimanali per poi ritrovarsi incapaci di riflettere sui comportamenti e sul senso delle attività che svolgiamo. Un invito emerso dal dialogo è quindi di rallentare per poter riflettere, potersi informare e valutare come rendere il proprio stile di vita meno impattante sull’ambiente difendendosi dal greenwashing delle aziende.
Cambiamenti che richiedono impegno, ma che spesso si rivelano “win-win” (espressione inglese che indica la presenza di soli vincitori in una data situazione): ne beneficia l’ambiente, ma aumenta il benessere anche di chi attua il cambiamento.
Ridurre la propria impronta ambientale significa anche ridurre i propri consumi, comprando meno e meglio, rivendicando la sovranità del consumatore, decidendo di usare il proprio potere di acquisto e di risparmio per premiare o, viceversa, punire, aziende e/o Paesi responsabili o irresponsabili dal punto di vista sociale e ambientale.
Tanti i temi toccati durante l’ora e mezza di dibattito: dall’attivismo alla finanza etica, dalle piccole azioni quotidiane al potere dei social network.
Un dialogo chiuso da Stefano Musaico che ha sottolineato il potere di ogni cambiamento individuale, anche nell’ottica di influenzare le politiche pubbliche, per provare tutti insieme ad arginare la grave crisi ambientale che stiamo vivendo, perché, citando l’esploratore Robert Swan, “la più grande minaccia per il nostro pianeta è la convinzione che a salvarlo sarà qualcun’altro”.