Testimonianza di Davide Tarolli, vicepresidente di Kaleidoscopio.
Un cambio radicale
All’inizio della pandemia eravamo tutti disorientati, nessuno era pronto: né le persone, né le organizzazioni. Quando però in cooperativa ci siamo accorti che il lockdown sarebbe durato un periodo ben più lungo di qualche settimana, il disorientamento ha lasciato il passo alla necessità di ripensare la nostra azione, di ripensarci come educatori in una dimensione “a distanza”. Tutto questo ben sapendo che, soprattutto con alcuni bambini e ragazzi, la nostra professione si alimenta di comunicazione non verbale, di prossimità, non solo affettiva, relazionale e psicologica, ma anche fisica. Le varie équipe dei centri, delle scuole e degli altri servizi hanno lavorato per capire come quella prossimità tipica della relazione educativa poteva essere agita anche attraverso uno schermo o un telefono.
È stato un bel esercizio, sicuramente molto faticoso perché eravamo di fronte ad un cambiamento di paradigma. Abbiamo cercato supporto nella letteratura scientifica, recuperato pensieri e progettualità finite, nel tempo “della presenza quotidiana”, nei cassetti. Penso ad esempio alla radio web, che ha permesso ai ragazzi di raccontarsi, di esprimere le loro opinioni, di narrare come stavano vivendo l’esperienza straordinaria del lockdown.
L’attività di riprogettazione è stata accompagnata da momenti di équipe finalizzati a raccogliere da tutti gli educatori stimoli, pensieri, preoccupazioni e criticità, e a mettere in circolo le diverse esperienze e i diversi punti di vista. All’inizio facevamo équipe anche di tre ore, ma poi ci siamo resi conto che stare connessi per molto tempo è pesante e che rischiavamo di non essere più attenti e produttivi; siamo passati quindi ad équipe più brevi ma più frequenti. Poi le abbiamo aperte ad altri interlocutori, invitando genitori, insegnanti professionisti di altri contesti educativi e questo ci ha permesso di allargare lo sguardo, di integrare il nostro punto di vista con quello di altri, di recuperare quel confronto con diverse professionalità che avveniva quotidianamente nei servizi in presenza e che durante il lockdown era invece venuto meno, riducendo la nostra capacità di adeguare le risposte ai bisogni. Sono stati incontri importanti che ci hanno permesso di riorientare alcune delle azioni che avevamo immaginato.
Vicini a bambini e ragazzi, ma anche ai genitori
Come cooperativa abbiamo deciso di rivolgere le nostre azioni non solo ai bambini e ragazzi, ma anche, e soprattutto, ai genitori. Durante il lockdown abbiamo colto, infatti, una grande fatica delle mamme e dei papà che hanno dovuto in pochissimo tempo riassumere in sé stessi diversi ruoli – educatore, insegnante, genitore, cuoco – e ripensare gli spazi della propria famiglia, i tempi educativi e dell’apprendimento dei propri figli. Li abbiamo sentiti telefonicamente, alcuni anche settimanalmente, perché abbiamo percepito che avevano bisogno di avere un altro adulto con cui confrontarsi e condividere le scelte che stavano facendo. Anche l’impatto della DAD è stato importante: alcuni genitori non erano abituati agli strumenti tecnologici e queste modalità li ha davvero spiazzati. Naturalmente abbiamo continuato a seguire anche bambini e ragazzi. Su questo fronte lo sforzo maggiore è stato quello di metterli in connessione tra loro, uscendo dalla dinamica individuale educatore – bambini/ragazzo. Abbiamo cercato piattaforme che ci permettessero questo tipo di azione e la risposta è stata molto importante e per certi aspetti sorprendente. Non ci aspettavamo, ad esempio, che alcuni ragazzi facessero fatica a vedersi con i compagni, al punto, in alcuni casi, di avere vere e proprie crisi di pianto e di rifiutarsi di continuare la conversazione con gli altri. Abbiamo visto ragazzi completamente spiazzati dalla relazione attraverso il video in cui non passa quella comunicazione non verbale che per loro è molto importante. Altri invece, solitamente più timidi in “presenza”, sono diventati “a distanza” loquaci e proattivi, forse perché essere nel loro ambiente domestico li faceva sentire più al sicuro e protetti.
La riapertura
L’abbiamo vissuta con due sentimenti: preoccupazione per la salute e senso di responsabilità educativa. Abbiamo dovuto ripensare i contesti e le attività all’interno dei protocolli della Provincia e dell’Azienda sanitaria per la tutela della salute, che da un lato richiedevano spesso di essere interpretati, dall’altro imponevano comunque una certa distanza. E i nostri servizi invece si alimentano di prossimità e di presenza fisica, di vicinanza, di contatto e di scambio anche di materiali. Non è stato semplice capire come mantenere nella distanza, sia pur ravvicinata, la condivisione, la cooperazione e la collaborazione tra bambini e ragazzi. Ma ci siamo detti: se non la facciamo noi, chi in questo momento riesce a farlo? Se non ci mettevamo in gioco, l’estate rischiava di essere un altro strappo, un’altra esperienza mancata. E invece l’estate può essere un momento per ricucire un’esperienza, quella del lockdown che nessuno si aspettava, con il rientro a scuola. Non potevamo sottrarci e abbiamo lavorato con altre cooperative e il consorzio Consolida al progetto Estate Sicura. Ho trovato molti educatori pronti, che hanno compreso la sfida di riaprire i contesti educativi per dare un’opportunità a bambini e ragazzi di rivedere i propri compagni e di riprendersi uno spazio di libertà e di espressione importante. Ecco allora che questa estate rappresenta non una parentesi tra un anno scolastico che è finito a marzo e un altro che inizia a settembre, ma un’importante spazio di esperienza di vita, di relazione e di sperimentazione. Insieme agli educatori stiamo cercando di accompagnare bambini e ragazzi e facilitare loro l’entrata a scuola a settembre.
Sul fronte delle famiglie, pensavamo di incontrare genitori preoccupati e spaventati, e invece li abbiamo trovati fortemente responsabili e con una grande consapevolezza dello sforzo che come cooperative stiamo compiendo. Le famiglie si affidano, e questa fiducia è un elemento fondamentale. Sarà stata la nostra azione di progettazione e formazione, la nostra capacità di comunicazione, ma sicuramente ho trovato famiglie che si stanno fidando e credo che sia un bene per la società e anche per le nostre organizzazioni. Rischiavamo di azzerarci se ci avessero visto solo come servizi di conciliazione dove piazzare il bambino e la bambina. Una visione che avrebbe non solo complicato le relazioni, ma tradito anche la nostra missione e la nostra finalità educativa.
È vero che oggi le attività estive sono considerate prevalentemente come servizi di conciliazione, ma non dobbiamo dimenticare che sono nate per promuovere esperienze di gruppo e di socialità per bambini e ragazzi. Ed è ancora questa la finalità più importante, poi adeguiamo l’organizzazione delle attività affinché siano corrisposti anche i bisogni di conciliazioni di genitori.
Le conseguenze
Questa esperienza di lockdown ci ha sicuramente fatto riscoprire la relazione con le famiglie, che rimarrà certamente con quei genitori con cui abbiamo a lungo conversato in questi mesi, ma anche come approccio nel ripensare ai servizi. Dedicheremo certamente maggiore attenzione al supporto alla genitorialità, non che prima non ci fosse, ma forse eravamo maggiormente concentrati su ragazzi e su bambini.
Altro elemento importante è la digitalizzazione e la capacità di usare le piattaforme: abbiamo costruito e valorizzato nuove competenze degli educatori che credo debbano rimanere ed essere ulteriormente arricchite per creare nuove progettualità.
Rispetto ai bambini e ragazzi e alle loro famiglie è difficile dire quali saranno i segni duraturi, oltre le fatiche che hanno vissuto nei mesi scorsi. A me sembra importante non dimenticare che alcuni di loro – quelli dell’ultimo anno delle scuole materne, elementari e medie – non hanno vissuto il momento di passaggio al grado di scuola successivo, importante in un percorso di crescita. Sarà un’esperienza non vissuta e dovremo capire come recuperarla. Non so ancora come faremo, ma credo che dovremo ragionarci bene insieme anche ad altre professionalità.