di Serenella Cipriani, presidente Consolida
Nella gestione della crisi da Covid 19 si stanno profilando in Trentino due elementi, correlati tra loro, in controtendenza rispetto alle dinamiche nazionali (governative ma anche mediatiche): l’attenzione non esclusiva all’emergenza sanitaria ed economica, ma anche agli impatti sociali del Corona virus e l’apertura della politica provinciale al Terzo Settore e non solo ai tecnici.
Il primo segno del cambio di rotta – o se si vuole l’aggiustamento perché i tecnici servono ma non bastano!- è avvenuto la scorsa settimana con l’audizione di esponenti delle nostre organizzazioni da parte del Team Economia della Giunta provinciale, mentre a Roma, cosi come in altri territori, il Terzo settore raramente è stato invitato a dare il proprio contributo nei gruppi di lavoro dove si vanno disegnando le strategie di intervento e si immaginano le politiche post emergenza (da quelli per l’emergenza erano già stato escluso). Il rischio, altissimo, è che rimangano escluse nella rappresentazione che governa le scelte le persone più fragili. Persone fragili che, lo sappiamo, oggi non sono più soli gli utenti dei nostri servizi. Rischiano di esserlo anche molti dei nostri operatori.
Perché il rischio sia del tutto scongiurato anche in Trentino, occorre che quel primo momento di ascolto si trasformi in un dialogo continuo e costruttivo in grado di impattare concretamente ed efficacemente sulle scelte a beneficio delle comunità.
Perché ciò accada dobbiamo partire (e lo abbiamo fatto) da noi: abbandonando ogni tentazione meramente corporativa e gli interessi di bottega, dobbiamo immaginare un nuovo modo di essere corpi intermedi, riprogettare attività e servizi, acquisire nuovi strumenti e competenze (recuperando in alcuni casi ritardi, come quello tecnologico), inventare nuovi interventi anche in ambiti inediti.
Alla politica provinciale spetta il compito non solo di mantenere, ma anche di estendere a tutti i livelli della pubblica amministrazione modalità di tipo collaborativo e partenariati che consentono un migliore utilizzo delle risorse, evitano inutili competizioni e duplicazioni di servizi, offrono una gamma più ampia di conoscenze e competenze non solo per risolvere i problemi, ma anche per dare sicurezza ai cittadini e alimentare la fiducia.
Siamo di fronte ad una sfida talmente grande che richiede a tutti un riposizionamento e impone la ricerca anche di nuovi linguaggi. In questa direzione va il documento che come Cooperazione abbiamo presentato alla Giunta provinciale, alimentato dall’intenso scambio di queste ultime settimane che si è realizzato a più livelli: tra le cooperative socie e il consorzio, con le altre organizzazioni del Terzo Settore e della Cooperazione. Dalle cooperative socie è emersa non solo la richiesta, pur fondamentale, di protezione della continuità aziendale (che si traduce in migliaia di posti di lavoro), ma anche elementi di sviluppo e di prospettiva, il desiderio e la volontà di un re – design dei servizi e delle competenze.
Da questi elementi siamo partiti nel presentare alla Giunta proposte concrete, che ci aspettiamo ora di discutere, sia per affrontare la fase dell’emergenza che non si è ancora chiusa, sia la ripartenza (la cosiddetta “Fase 2“) ed il ritorno alla “nuova ordinarietà”.
Per noi questo è il momento di progettare, di sperimentare, di rivedere i nostri servizi, proprio laddove i confini sono labili e le regole lasche. Siamo già stati “ante litteram”, prima della Legge 381 che ha sancito il nostro esistere. Torniamo a farlo per ridare una dimensione sociale a questa fase e al dopo emergenza.