IMMIGRAZIONE E LAVORO: UNA NUOVA SFIDA COOPERATIVA

 

“L’immigrazione ci interroga e ci invita ad agire come cittadini e come operatori del sociale. Il progetto “immigrazione e lavoro” avviato in Consolida muove proprio in questa direzione con l’obiettivo di potenziare l’inclusione socio-lavorativa a favore dei richiedenti asilo sviluppando un modello di valutazione delle competenze come strumento proprio dell’inserimento lavorativo.” Così ha introdotto Bruna Penasa, vicepresidente del consorzio, il seminario organizzato a marzo da Consolida che ha coinvolto un gruppo di cooperative sociali, Cinformi, il SOVA, il Tavolo dell’Economia Solidale, l’Agenzia del Lavoro, l’ufficio delle politiche sociali e Euricse.
Nell’incontro sono stati rappresentati gli esiti del laboratorio realizzato nei mesi precedenti dedicato a scattare una fotografia realistica del processo di accoglienza così come è oggi e a definire le condizioni della sperimentazione che prenderà avvio nelle prossime settimane.
La conoscenza degli elementi fondamentali del processo di accoglienza dei richiedenti asilo ha evidenziato come siano necessarie una maggiore sensibilizzazione tra operatori e attori del territorio; una più strutturata integrazione tra soggetti coinvolti e una valorizzazione delle risorse esistenti. Ha permesso inoltre, da un lato di affrontare le criticità e dall’altro di definire le modalità per proseguire la ricerca-azione in maniera più precisa e coerente al contesto. “I richiedenti asilo, ha affermato Elisa Vialardi orientatrice di Consolida presso il Centro per l’Impiego di Trento, fanno esperienze con diverse organizzazioni territoriali e occorre rendere il processo organico e condiviso, creare un sistema di valutazione con procedure e strumenti di riferimento comuni che preveda anche l’assunzione di responsabilità da parte degli enti.” “L’esito della sperimentazione sarà un dossier che delineerà il profilo della persona con indicatori chiari e precisi, ha spiegato Corrado Dallabernardina che per Consolida ha coordinato il laboratorio. Il dossier diventerà lo strumento di orientamento personalizzato costruito insieme a associazioni, cooperative sociali, Cinformi, consorzio e servizi provinciali.” Il confronto durante il laboratorio è stato utile per capire il ruolo delle cooperative sociali in particolare delle B che si occupano dell’inserimento lavorativo e che potranno dare un apporto concreto nel definire modalità e strumenti utili di valutazione durante la sperimentazione. “Possiamo, ha spiegato Alessandro Bezzi di Chindet, mettere a disposizione un contesto produttivo e lavorativo con operatori formati, come i tutor, sensibili rispetto all’accoglienza di persone fragili. La sperimentazione si articolerà in un breve percorso che permetterà di valutare sia le competenze base osservate nella fase di prima accoglienza, sia i requisiti minimi in ambito lavorativo, le performance come la manualità, la capacità di gestire i conflitti, etc. Una maggiore consapevolezza delle capacità della persona consente di trovare una collocazione il più appropriata possibile”. In futuro la valutazione delle competenze, esito della sperimentazione, potrà diventare un riferimento per le aziende: i profili saranno coerenti con le abilità effettivamente possedute dalle persone; emergeranno i fabbisogni formativi da soddisfare. Si intravede anche la possibilità di inserirli in banche dati online, come succede fuori provincia dove esistono già sistemi in rete attivi. Alla sperimentazione parteciperanno anche alcune aziende agricole iscritte all’Economia Solidale, che per sensibilità hanno già attivato qualche tirocinio e sono interessate alla sperimentazione come occasione per essere accompagnate da persone qualificate durante l’esperienza. La dottoressa Renata Magnano, direttrice dell’ufficio inserimento lavorativo soggetti svantaggiati dell’Agenzia del Lavoro, e la dottoressa Ileana Olivo dell’ufficio politiche sociali presenti al seminario hanno assunto l’impegno di individuare possibili strumenti giuridici e normativi che, oltre a coinvolgere i richiedenti asilo in percorsi di volontariato e cittadinanza attiva come opportunità di inclusione sociale, consentano di sostenere economicamente i progetti di avviamento al lavoro. Ad oggi le risorse disponibili (dell’Intervento 18) infatti sono dedicate al 20% dei rifugiati politici presenti in Trentino, in particolare alle donne vittime di tratta, violenza, psicologicamente fragili e considerate soggetti vulnerabili.