di Stefano Musaico
Il viaggio, organizzato nell’ambito del progetto Reset finanziato dalla Lr 15 del 1998, è iniziato con la visita a “Valle dei Cavalieri”, una cooperativa di comunità nata nel 1991 a Succiso, una località dell’appennino reggiano afflitta dal problema dello spopolamento. Una cooperativa di comunità perché rappresenta l’intera comunità locale e con le sue attività risponde alle esigenze espresse dalla comunità stessa.
Lo stimolo iniziale venne dalla chiusura dell’unico bar del paese, ultima occasione di socialità e convivialità, che spronò alcuni giovani a unire le forze per riaprirlo. Poco dopo i fondatori di aggiunsero un altro servizio importante per la comunità: il mini-market. Lentamente Valle dei Cavalieri, che oggi ha assunto la forma di cooperativa di tipo B, ha guadagnato soci e consenso, sia dei cittadini che degli enti pubblici aumentando il numero dei servizi offerti. Non solo, è diventata oggetto di attenzioni anche internazionali e nel 2018 ha ricevuto il secondo premio a livello mondiale dall’Organizzazione Mondiale del Turismo per la sua esperienza di innovazione sociale. La delegazione trentina ha poi visitato “Corte di Rigoso”, un’altra cooperativa di comunità nata sull’esempio e con il supporto di Succiso. La conoscenza di queste esperienze è stata arricchita dalle riflessioni proposte da Giovanni Teneggi, responsabile nazionale di Confcooperative.
Teneggi ha sottolineato l’importanza per la nascita di una cooperativa di comunità del coinvolgimento, o meglio, “l’implicazione” dei cittadini e partire dalla mappatura dei patrimoni accessibili del territorio e le aspirazioni dei singoli. Bisogna partire cioè dalle energie presenti nei territori senza rigidità dei processi perché ogni luogo ha le sue caratteristiche specifiche e bisogna creare coscienza delle proprie opportunità.
Il giorno dopo il gruppo si è spostato in città a Reggio Emilia per scoprire un’esperienza diversa ma anch’essa legata alla comunità locale: il progetto di riqualificazione urbana “La polveriera”. Diversi edifici, un tempo con funzioni militari, sono stati affidati al Comune che con una concessione, ne ha affidati in gestione due al consorzio di cooperative sociali Romero. Con un investimento di oltre 6 milioni di euro è stata restituita al quartiere una importante piazza offrendo vari servizi: un centro diurno e residenziale per disabili, un centro socio occupazionale con annesso negozio, un bar-ristorante e una sala civica aperta a tutti i cittadini con una piccola biblioteca.
Nella nuova piazza ha sede anche una filiale di Cooperjob, l’Agenzia per il lavoro (somministrazione lavoro) del Consorzio Nazionale della Cooperazione Sociale CGM. Scopo di Cooperjob è ascoltare i bisogni e generare opportunità per i lavoratori operando quotidianamente per un mercato del lavoro maggiormente aperto e accessibile. Dopo aver dialogato con una responsabile della filiale, il gruppo ha incontrato Valerio Maramotti, presidente della cooperativa sociale L’Ovile. Nata come cooperativa sociale di tipo B nel 1993 due anni dopo diventa cooperativa mista affiancando alle attività di inserimento lavorativo la gestione di centri socio-occupazionali rivolti a persone con disabilità e vittime di tratta. Maramotti ha fatto notare come le due anime della cooperativa non sono scollegate tra loro ma riescono a creare un modello di gestione coordinato, creando, quando possibile, percorsi più completi per le persone accolte.