Siamo servizi di interesse generale per la comunità. L’editoriale di Serenella Cipriani

Salute, economia, coesione sociale ed educazione sono dimensioni strettamente correlate nella vita individuale e collettiva e non può sfuggire a questa visione olistica dell’uomo e della comunità la definizione delle strategie, in primis politiche, per affrontare la pandemia e i suoi effetti a medio e lungo termine. Negli ultimi mesi abbiamo invece assistito ad una concentrazione esclusiva dell’attenzione sul fronte sanitario prima, su quello economico poi; del tutto marginali i pensieri sulla coesione sociale. È invece necessario affrontare la questione del welfare, con la consapevolezza che i bisogni di assistenza e di educazione messi in stand by dalla quarantena non sono venuti meno, al contrario stanno aumentando. Questo significa che servono interventi economici di sostegno a questo settore perché per fare di più sono necessarie nuove risorse.

Vanno poi pensate nuove modalità di collaborazione pubblico-privato, in particolare privato sociale, e la legge provinciale numero 3 del 13 maggio (LEGGE PROVINCIALE 13 MAGGIO) porta in tal senso una buona notizia: tutti i servizi socio-assistenziali, socio-sanitari, educativi, scolastici e socio-educativi di cui alle rispettive Leggi provinciali sono riconosciuti come servizi di interesse generale ai sensi del diritto comunitario (art. 28).

Questo provvedimento cambia l’approccio degli affidamenti dei servizi alla persona perché sostiene la partnership tra pubblico e privato, riconoscendo la co-progettazione e la pianificazione dei servizi e permettendo così modalità ulteriori rispetto a quelle consuete.

Il riconoscimento dei nostri servizi come SIEG genera anche altre opportunità quali, ad esempio, l’innalzamento dell’importo a de minimis, tema che approfondiremo con esperti anche sulla nostra newsletter.

La legge n 3 contiene altre norme rilevanti per il Terzo Settore, in particolare gli articoli 26 e 27 che prevedono la proroga dei contratti di affidamento in essere alla fine del prossimo anno; la possibilità di rimodulare i servizi tramite protocolli di intesa e co-progettazioni tra soggetti pubblici e privati, ed il riconoscimento di una quota di costi incomprimibili qualora i servizi sospesi a causa del Covid-19 non possano al momento essere rimodulati.

Anche il decreto rilancio contiene misure per il Terzo Settore come il credito d’imposta per i canoni di locazione degli immobili, per l’adeguamento degli ambienti di lavoro e per le spese di sanificazione degli ambienti.

Contiene inoltre un articolo in materia di contributi per la sicurezza e il potenziamento dei presidi sanitari in favore degli enti del Terzo Settore e l’accelerazione delle procedure del riparto del 5 per mille relativo all’esercizio 2019.

Buone notizie dicevo, ma ancora parziali, perché danno alcune risposte, certamente rilevanti, da un punto di vista economico, che andrebbero però accompagnate da un pensiero politico più ampio che dia un valore diverso ai diritti dei cittadini e un ruolo diverso al Terzo Settore.

Come Cooperazione sociale dobbiamo assumerci la responsabilità di dar voce alle famiglie, ai bambini, alle persone con disabilità, ai nostri anziani.

Abbiamo prossimità con i territori, siamo sensori capaci di cogliere il disagio, ma non possiamo fare tutto da soli. Dobbiamo trovare modalità aggregative sia nell’intercettare i nuovi bisogni e le nuove povertà, sia nel trovare soluzioni adeguate ed efficaci.

E ci stiamo provando: ne sono esempio l’intensificarsi del lavoro comune nei gruppi tematici di cooperative già esistenti (anziani, minori, disabilità, lavoro) e il costituirsi di nuovi, come quello per definire una proposta di protocollo sanitario da presentare alla PAT e quello sulle attività estive.

Serenella Cipriani